Sguardi occidentali in Birmania

Lello Fargione dialoga con le foto del fondo USIS della Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Ar-te di Trieste

birmania-5-70x100-claudia-colecchia

Gli scatti contemporanei dedicati alla Birmania del fotografo Lello Fargione, suggeriti dall’art di-rector del Festival Trieste Photo Days, Angelo Cucchetto, e dal presidente dell’Associazione Do-tART, Stefano Ambroset, dialogano con le testimonianze presenti all’interno del fondo fotogra-fico USIS (United States Information Service) conservato presso la Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte.
L’esposizione, curata da Claudia Colecchia, responsabile della Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte in collaborazione con il conservatore del Civico Museo d’Arte Orientale, Francesca Avignone, è contrassegnata dal vivace contrasto tra l’arcobaleno cromatico del XXI secolo, realizza-to con la macchina digitale del fotografo/viaggiatore siciliano, e il sobrio bianco e nero dei positivi analogici dei fotografi alleati durante la Seconda guerra mondiale.
Durante gli anni del Governo Militare Alleato a Trieste, dipendente dal Dipartimento degli Affari Culturali dell’ufficio del Public Information Office, in città era presente una sezione USIS che si occupava dell’organizzazione di mostre fotografiche.
Lo sguardo occidentale sulla Birmania e sull’umanità che, a vario titolo la abita, è il comune denominatore nelle foto di ieri e di oggi.
Se Fargione punta il suo obiettivo prevalentemente sugli indigeni, dalle foto USIS emerge un’umanità variegata, composta da sommersi, salvatori e salvati: i soldati inglesi che si lasciano immortalare da Cecil Beaton nella speranza di preservare il contatto con i propri familiari; i soldati indiani o africani, parte integrante dell’Impero britannico; quelli ripresi in guerra o in momenti di relax e svago; il nemico giapponese ridotto in cattività, i civili, donne e uomini.
I birmani sono ritratti perlopiù intenti nella costruzione delle infrastrutture come dighe, ponti o strade, in qualche raro caso, sorridenti dopo la conclusione della guerra. In tutto il fondo USIS si riscontra una particolare attenzione alle fotografie che esaltano la buona convivenza tra sol-dati e popolazione locale: immagini che risentono del mood hollywoodiano. Qualunque ne sia il contenuto, le fotografie testimoniano l’uso dell’inquadratura dal basso verso l’alto che tende a monumentalizzare i soggetti. L’attenzione alle simmetrie e agli equilibri formali porta a realizzare immagini poco naturali, costruite, che vengono proposte in sequenza sia temporale che logica. È rara la sfocatura a favore della nitidezza tesa a restituire rappresentazioni più oggettive.
L’esploratore Lello Fargione ci recapita del paesaggio birmano una storia dai colori armoniosi e seducenti. Cifra identitaria dei suoi servizi fotografici in patria e all’estero è la capacità di restituire ciò che si cela dietro il cromatismo dell’intorno.
I colori sgargianti e appariscenti dell’Asia, il suo esotismo cromatico, non immobilizzano del tutto lo sguardo di Fargione. Il fotografo sa donarci paesaggi di una sorprendente dolcezza, al contempo, con indomita curiosità, cerca di catturare storie ed emozioni dai soggetti che incontra lungo il suo cammino. Cacciatore di anime, è interessato a frugare nella quotidianità, sovente travagliata, di donne, bambini o uomini in ombra.
La condizione della donna birmana, che storicamente ha goduto di una maggiore indipendenza rispetto alle altre società del Sudest asiatico, è andata deteriorandosi nel corso degli ultimi decenni. Al contrario del racconto bellico alleato, attento a descrivere soprattutto il mondo maschile, Fargione indugia nella descrizione della dura vita delle donne birmane.
La Birmania è comunemente ritenuta il paese dei sorrisi ma, in contrasto con questo adagio, gli scatti fotografici non dispensano molti volti sorridenti.
Ancora, gli uomini immortalati sono ritratti in contesti di pace: pescatori che stanno in equili-brio sulla barca con una sola gamba, monaci raccolti in preghiera, individui intenti a pescare o vendere il cibo al mercato.
Fargione utilizza l’obiettivo per farci cogliere quello che solitamente un occhio distratto non vede: dettagli che non possono essere ignorati, volti segnati, mani nodose, figure che, rilevate dall’oscurità, si fanno storie, spesso terribilmente umane.

 

Civico Museo di Arte Orientale di Trieste, Via San Sebastiano 1
Dal 28 ottobre 2023 al 28 gennaio 2024
Da giovedì a domenica, dalle 10 alle 17. Ingresso libero

DAL28 ottobre 2023

AL28 gennaio 2024

LUOGOCivico Museo di Arte Orientale di Trieste, Via San Sebastiano 1

Evento - categorie:, ,

Related Events